Continuiamo l’odissea iniziata con l’articolo precedente in cui spiegavamo che, per tutti coloro in possesso di una carta d’identità elettronica CIE 3.0, non è necessario iscriversi creando un account SPID: la CIE 3.0 permette, infatti, di accedere ai medesimi servizi! Sebbene ci eravamo soffermati sul come riconoscere la CIE 3.0 dalla sua versione precedente (purtroppo inutile) non ci siamo dedicati a come materialmente utilizzare questa fantomatica CIE 3.0, cosa che faremo in questa sede.
Premettiamo una cosa: esistono due applicazioni principali, una delle quali ci ha dato inizialmente qualche problema ad effettuare l’accesso ed è ben lontana dall’essere perfetta; per far funzionare l’applicazione CieID , infatti, è consigliabile utilizzare Chrome come browser preimpostato e assicurarsi che la modalità stealth (ovvero di invisibilità) non sia attiva. Tutti i blocchi relativi alla privacy saranno da disattivare, persino attivare google search al posto di un altro motore di ricerca potrebbe funzionare: non è la migliore delle opzioni, ma non c’è scelta. Quindi, il Governo permette all’utente di connettersi ed autenticarsi sui propri siti, ma solo se quest’ultimo abbassa tutte “le barriere” che ha alzato per proteggere la propria privacy oppure si arrende ed utilizza lo SPID. E siamo da punto e a capo!
L’applicazione CieID sarà utile per connettersi però tramite carta d’identità e QR ai singoli siti dei diversi enti.
A questo punto diamo un’occhiata ad un’altra applicazione dei servizi pubblici IO (di PagoPa S.p.A.) che oggi, a causa anche della necessità di utilizzare il green pass, è divenuta anche la più conosciuta (nel 2020, ad un anno dal suo lancio e complici il Bonus Vacanze ed il Cashback, già 10 milioni cittadini l’avevano scaricata sui propri cellulari). E, diciamocelo, non funziona nemmeno male; inoltre, ci permette di accedere sia con la nostra CIE 3.0, sia con lo SPID. Non solo, ma IO ha il grande pregio di essere open source ciò significa che chiunque se ne intenda di software può liberamente procurarsi tutta la documentazione e contribuire, eventualmente, migliorandone le sue funzionalità o cercando possibili falle nella sicurezza per poi comunicarne la necessità di implementazione.
IO crea un unico punto di accesso a tutti i servizi digitali degli Enti, sia locali che nazionali (Comuni, Regioni, agenzie centrali come, per esempio, Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, etc.) evitando, quindi, ciò a cui eravamo abituati in passato, ovvero diverse password per vari portali con relativi PIN inviati metà per posta e l’altra metà online. D’altro canto, sebbene difficile, se qualcuno riesce ad accedere all’applicazione dal nostro smartphone al posto nostro avrà accesso ad una bella quantità di dati personali.
L’applicazione IO ci permette di ricevere messaggi e comunicazione dagli Enti, ciricorda tutte le nostre scadenze ad essi relativi, ci invia avvisi di pagamento (come, per esempio, TARI, bollo auto, multe, etc.), di ottenere certificati come il green pass, notifiche ed atti pubblici e di avere sempre a disposizione i nostri documenti in formato digitale. Oltre a tutto ciò, l’applicazione integra pagoPA che permette di pagare direttamente dalla app, con il proprio metodo preferito, bolli auto e quant’altro.
A questo punto, lo slogan dell’applicazione ed il nome stesso si incontrano per narrarci il significato di IO. Un gioco di parole che sottolinea sia l’Input/Output, ovvero la possibilità di scambio in entrata ed in uscita con gli Enti, e l’utilizzo di un linguaggio binario proprio della macchina, che l’io inteso come ego perché il singolo viene messo al centro di tutto; non siamo più noi ad andare dalle istituzioni, ma loro a contattarci ed a personalizzare le proprie informazioni e servizi ritagliandoli sulla nostra persona ed adattandoli.
Sembra tutto molto bello, ma questo implica anche dell’altro: il cittadino è obbligato indirettamente ad usare questo tipo di accesso perché “venduto” come più pratico e centralizzato (da settembre non sarà, infatti, più possibile accedere alle istituzioni senza CIE 3.0, CNS oppure SPID), ma è anche vero che, se è presente questo alto grado di personalizzazione e viene data questa enorme importanza all’individuo, le sue personali informazioni divengono la merce di scambio. La libertà di utilizzare tutti i servizi con un’unica applicazione si trasforma, se guardato da un diverso punto di vista, in un maggiore e più semplice controllo applicabile su ogni singolo da parte delle istituzioni (è, vero, che il cittadino può scegliere quali servizi possono contattarlo ma questo sembra solamente un filtro per non essere eventualmente disturbati). Non solo, ma nel caso di problematiche emergenti dalle Istituzioni, come per esempio bolli auto che risultano non pagati, la responsabilità del singolo cittadino sarà maggiore e questi sarà chiamato a dimostrare il contrario adeguandosi alla prassi online che, spesso e volentieri, rende più macchinoso il tutto escludendo, sempre di più, il contatto con un operatore in carne ed ossa (dipendentemente dall’impiegato/a potrebbe anche essere una fortuna).
COME REGISTRARSI SU IO CON LA CIE 3.0
Registrarsi sull’applicazione IO è abbastanza sempre e serve avere o la CIE 3.0 di cui abbiamo già parlato ampiamente qui, oppure lo SPID.
In particolare per accedere all’applicazione IO con la carta d’identità digitale, il nostro smartphone deve possedere la tecnologia NFC che, per intenderci, è anche quella che ci permette di effettuare i pagamenti avvicinando il nostro telefonino al POS.
Come possiamo notare sulla schermata a destra (in inglese semplicemente perché il telefonino Android su cui abbiamo effettuato l’accesso lo utilizza come lingua preimpostata), per prima cosa sarà necessario inserire il PIN della nostra carta d’identità.
Cos’è questo PIN? Quando ci siamo rivolti all’anagrafe del nostro comune di residenza per aggiornare ed emettere la nostra nuova carta ci è stato consegnato un foglio su cui era presente la prima parte di questo prezioso numero; la seconda parte, invece, ci è stata consegnata allegata alla lettera in cui era presente il documento fisico.
Se malauguratamente abbiamo perso questi otto numeri dovremo necessariamente richiedere di persona al nostro comune di residenza un nuovo PIN creando non pochi disagi: cerchiamo, quindi, di salvare o archiviare da qualche parte questo benedetto codice di modo da non perderlo.
Fatto questo, e se ovviamente il nostro smartphone supporta la tecnologia NFC, ci verrà richiesto di appoggiare la nostra carta d’identità sul lettore NFC del cellulare e di lasciarla ferma in sede per alcuni secondi finché non verrà propriamente caricata e riconosciuta; tale lettore, di norma si trova dietro o sul fianco del nostro dispositivo.
Dopodiché ci verrà richiesto di autorizzare l’invio dei dati; passaggio necessario per accedere all’uso dell’applicazione.
A questo punto avremo, finalmente, la possibilità di utilizzare i vari servizi. La barra di navigazione sul fondo dello schermo ci permetterà di accedere ai messaggi ricevuti ed inviati dalle eventuali istituzioni, osservare il nostro wallet (o portafoglio) di pagoPA, utilizzare e navigare tra i vari servizi offerti ed impostare il nostro profilo; qui, potremo scegliere anche di utilizzare il riconoscimento della nostra impronta digitale per evitare di inserire il PIN ogni qualvolta richiesto, oppure, per esempio, annullare/attivare la ricezione dei messaggi.
Sebbene l’opzione di utilizzo della carta d’identità digitale CIE 3.0 per l’accesso a volte possa risultare difficoltosa obbligando l’utente a tentare più volte l’accesso ed il suo riconoscimento; l’applicazione tutto sommato e rispetto ad altre è abbastanza veloce, reattiva ed a livello di grafica intuitiva per soggetti abituati ad usare lo smartphone. Purtroppo, questo sistema come molti altri che, in futuro, ci ritroveremo costretti ad utilizzare escluderanno sempre di più coloro che non amano approcciarsi al virtuale e faticano ad imparare le nuove tecnologie e metteranno sempre più a dura prova i sistemi di sicurezza, privacy e protezione dei dati: una sfida che nel mondo dell’informatica è già presente da tempo, ma si sta trasformando in una necessità generale sia da un punto di vista comune che privato.
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